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La stele di Fiumicino (1999)
filippo missori :: Poesie :: Anni '90
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La stele di Fiumicino (1999)
D’improvviso un silenzio
spegne il brusio
d’una piccola folla
che a Fiumicino circonda
la stele di travertino
dei soldati caduti
nelle ultime due guerre.
Meravigliato mi avvicino.
Penso: alle soglie del duemila
è ancora vivo l’amor patrio.
Un pingue, anziano sacerdote,
mascherando la calvizie con l’ossigeno,
con quattro parole
esprime riconoscenza
a chi donò la vita
per difendere la terra natia.
Vedo tre marinai, due carabinieri,
tre vigili urbani,
alcuni cittadini ed il sindaco,
con la fascia tricolore.
Una rapida benedizione
è il piccolo premio
di meno di due minuti,
alla memoria ormai lontana,
al sacrificio di fratelli sconosciuti,
dai nomi preceduti dal grado,
incisi sul marmo sbiadito;
un solo requiem
divisibile per tutti.
Ho pianto dentro, io;
non so gli altri,
se hanno avvertito
questo fuoco nel cuore…
“dulce et decorum est
pro patria mori”
parla chiaro la lapide,
anche se in latino,
ma uno, due minuti sono pochi,
per questi tanti figli d’Italia
sull’attenti, avrei voluto gridare
e salutarvi alla mia maniera,
col solo gesto,
che la mia fede conosce,
ma sarebbe stata esibizione,
oltre che fuori luogo,
forse, nemmeno compresa,
osservando immobile quel silenzio,
che da quasi un secolo,
accompagna le salme,
nei sacri sentieri
dell’onore e della gloria.
Nella mia vita non ho avuto fratelli,
ma oggi, vi ho ritrovati tutti,
ai piedi della stele, a Fiumicino.
Agosto 1999
spegne il brusio
d’una piccola folla
che a Fiumicino circonda
la stele di travertino
dei soldati caduti
nelle ultime due guerre.
Meravigliato mi avvicino.
Penso: alle soglie del duemila
è ancora vivo l’amor patrio.
Un pingue, anziano sacerdote,
mascherando la calvizie con l’ossigeno,
con quattro parole
esprime riconoscenza
a chi donò la vita
per difendere la terra natia.
Vedo tre marinai, due carabinieri,
tre vigili urbani,
alcuni cittadini ed il sindaco,
con la fascia tricolore.
Una rapida benedizione
è il piccolo premio
di meno di due minuti,
alla memoria ormai lontana,
al sacrificio di fratelli sconosciuti,
dai nomi preceduti dal grado,
incisi sul marmo sbiadito;
un solo requiem
divisibile per tutti.
Ho pianto dentro, io;
non so gli altri,
se hanno avvertito
questo fuoco nel cuore…
“dulce et decorum est
pro patria mori”
parla chiaro la lapide,
anche se in latino,
ma uno, due minuti sono pochi,
per questi tanti figli d’Italia
sull’attenti, avrei voluto gridare
e salutarvi alla mia maniera,
col solo gesto,
che la mia fede conosce,
ma sarebbe stata esibizione,
oltre che fuori luogo,
forse, nemmeno compresa,
osservando immobile quel silenzio,
che da quasi un secolo,
accompagna le salme,
nei sacri sentieri
dell’onore e della gloria.
Nella mia vita non ho avuto fratelli,
ma oggi, vi ho ritrovati tutti,
ai piedi della stele, a Fiumicino.
Agosto 1999
filippo missori :: Poesie :: Anni '90
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