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La soffitta romana (1993)
filippo missori :: Poesie :: Anni '90
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La soffitta romana (1993)
Soffitta romana
Da rondini assediata,
la ricordo come toccarla;
e tornare a vederla
sarebbe un’agonia.
Continua la guerra
contro l’angoscia,
ora nemici sono anche
dubbi e disperazione.
Nei rulli degli anni,
passata veloce
è la pellicola del tempo.
Possibile sia io quello?
Correvo sui prati d’amore,
sognavo il sole, la vita, il futuro.
Ora lei è lì, acquattata,
dietro l’angolo buio,
della strada senza uscita
degli anni maturi;
la sento;
e nulla potrò fare,
solo accettare l’evento
e non servirà fermarle la falce;
è allora che ricorderò
mia madre,
il sorriso dolce
che accompagnò l’infanzia.
Chiuderò tutto, dentro,
seminerò nell’infinito
solo la speranza di trovarla,
seduta sulla pietra della verità.
Le chiederò perdono:
mamma le dirò, evitai di pensarti,
per non soffrire,
anche perché mai accettai
l’assurda realtà di averti perduta.
È qui, appeso
sulla muta parete,
solo un volto dipinto
su una tela nata,
sei anni prima di me.
Avrò tante cose ancora da cantarti,
mamma!
Una miniera inesauribile
di note dolcissime,
accompagnerà il volo nostro,
liberati da affanni, dolori, ricordi,
ritorneremo insieme
in quella soffitta romana.
Maggio 1993
Da rondini assediata,
la ricordo come toccarla;
e tornare a vederla
sarebbe un’agonia.
Continua la guerra
contro l’angoscia,
ora nemici sono anche
dubbi e disperazione.
Nei rulli degli anni,
passata veloce
è la pellicola del tempo.
Possibile sia io quello?
Correvo sui prati d’amore,
sognavo il sole, la vita, il futuro.
Ora lei è lì, acquattata,
dietro l’angolo buio,
della strada senza uscita
degli anni maturi;
la sento;
e nulla potrò fare,
solo accettare l’evento
e non servirà fermarle la falce;
è allora che ricorderò
mia madre,
il sorriso dolce
che accompagnò l’infanzia.
Chiuderò tutto, dentro,
seminerò nell’infinito
solo la speranza di trovarla,
seduta sulla pietra della verità.
Le chiederò perdono:
mamma le dirò, evitai di pensarti,
per non soffrire,
anche perché mai accettai
l’assurda realtà di averti perduta.
È qui, appeso
sulla muta parete,
solo un volto dipinto
su una tela nata,
sei anni prima di me.
Avrò tante cose ancora da cantarti,
mamma!
Una miniera inesauribile
di note dolcissime,
accompagnerà il volo nostro,
liberati da affanni, dolori, ricordi,
ritorneremo insieme
in quella soffitta romana.
Maggio 1993
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